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venerdì 11 aprile 2008

La leggenda del Pektrotanic

La stretta strada lastricata in pietra si divincolava attraverso la parte vecchia della città, per poi scendere sempre più ripida verso i docks.
Quando passi
per queste vie, non puoi evitare di imbatterti nel pub di Jack Mc Kayo, un irlandese dalla testa calda e dalla mano facile. Come sempre quella sera al pub c'era già un gran casino, difatti il locale del vecchio Jack era solito dare ospitalità alla peggior feccia che "lavorava" al porto. Trafficanti di terz'ordine, volgari prostitute, astuti contrabbandieri e naturalmente le mezze tacche che avevano trasformato l'arte della truffa nel loro unico stile di vita, nessuno mancava all'appello.
L'imbrunire era da poco sopraggiunto e già si stava alzando una leggera foschia che avidamente inghiottiva tutta la città. Le luce delle antiche lanterne, balenava debolmente conferendo a tutto questo un'atmosfera
magica ed irripetibile.

Il giovane Fanta Polipon scendeva rapidamente la strada. In testa un unico pensiero: era arrivata la sua occasione e non doveva sprecarla in nessun modo. In mano brandiva un bagaglio leggero ma estremamente prezioso, la sua sacca contenente lo stretto necessario per il Gran Galà.

L'ingenuo ragazzo, era stato magistralmente smaliziato dallo zio Brha Di Pò, un poeta dialettale che si era già da tempo trasferito a Praga, città di cui era profondamente innamorato. Lo zio comunque aveva faticosamente mantenuto i contatti con il Jet set e non disdegnava di presenziare agli appuntamenti mondani organizzati dall'alta società. Aveva sempre avuto un occhio di riguardo verso il nipote, lo aveva preso sotto la sua ala protettiva e gli aveva inculcato tutti gli insegnamenti necessari per potersi integrare nel giro buono, nel giro che conta. Era infine arrivata l'occasione per essere introdotto e con essa l'invito al Gran Galà....

Ed ecco, la fine della strada: l'arsenale del porto ove erano attraccate le navi da crociera. Tra tutte spiccava imperiosa Lei. Era la più bella ed aveva dimensioni a dir poco mastodontiche rispetto a tutte le altre. Di un altro livello.
La PEKTROTANIC.
La Pektrotanic, era un enorme mercantile di epoca vittoriana, impiegato per il
commercio nelle fredde rotte del Baltico ed aveva sempre battuto bandiera inglese. Fino ad ora.
La regina Elisabetta, a malincuore, l'aveva venduta ad un intimo amico, un conte parigino, tale Jules De Polpet.
L'impareggiabile tracotanza, il suo sconfinato amore nell' autocelebrarsi accompagnato da quel pizzico di saccenza che lo faceva sempre apparire nel giusto, avevano reso il conte uno dei personaggi più coloriti dei rinomati ed elitari salotti parigini. Chi lo conosceva bene però, lo dipingeva anche come una persona non frivola, di gran cuore e con un'ottima intuizione per gli affari, uno che non amava perdere. Mai.

Il nobile De Polpet, aveva sapientemente rimodernato il Pektrotanic trasformandola in una modernissima
nave da crociera cercando di mantenere inalterate le originali linee stilistiche e per fare ciò aveva dilapidato un'ingente fortuna. Di fatto, la Pektrotanic lo avrebbe consacrato per sempre.
Per rendere ancora più gloriosa la sua opera, aveva invitato, per il viaggio inaugurale, esclusivamente personaggi di spicco dell'epoca, persone che avevano raggiunto livelli di assoluta eccellenza nelle discipline in cui operavano. Brha Di Pò aveva garantito per il nipote e mai, come questa volta, si presentava l'occasione ideale per fare il suo debutto in società.

Fanta quando vide la nave fu pervaso da un rapido sussulto, rapito dalla sua impressionante bellezza ed imponente maestosità. Quasi con timore, salì la lunga scaletta e si incamminò verso le lussuose camere che accoglievano gli ospiti, per fare ciò attrarversò il ponte di prua. Qui notò un'inquietante figura, che in un primo mo
mento lo spaventò per poi rasserenarsi realizzando trattarsi del nostromo.

Il nostromo William "Drake" Pujaz era un vecchio lupo di mare, il braccio destro del capitano. Era una persona di natura introversa molto riflessiva e puntuale in quello che faceva, considerata una figura tremendamente rigida dall'intero equipaggio. Era salito sul ponte per ricercare un contatto intimo con il suo grande amore, il mare. Sapeva interpretare come pochi i segnali che il suo amore gli trasmetteva.
Quella sera era agitato da una strana sensazione, sebbene tutto si presentasse quieto. Gli vennero alla mente le parole del nonno, colui che lo aveva iniziato al mare tanti anni fa -Ricorda, non navigare mai in una serata di nebbia, tanto meno se il vento tira da nord-ovest. E' presagio di grave sventura!
Il vecchio,
oltre all'amore per il mare gli aveva trasmesso anche la superstizione che accomuna spesso i marinai.
Ma proprio in quel momento, sentendo dei rumori alle sue spalle si girò di scatto. I suoi pensieri caddero immediatamente nell'oblio, nel vedere il giovane Polipon. Lo squadrò con sguardo truce.

-Cosa vuoi, figliolo?
-Mi scusi, Sir. Potrebbe cortesemente indicarmi la direzione per le stanze degli ospiti?
-Devi andare da quella parte. Non convieni che si tratti di una brutta serata per partire?
-E' la prima volta che vado per mare, Sir..
-Non si può dire che tu sia stato baciato dalla fortuna, AH AH AH!!

Fanta rimase interdetto non recependo il significato di quelle parole, ma ringraziò Pujaz e si diresse verso la sua stanza. Per potersi finalmente preparare per il suo tanto atteso debutto in società.

1 commento:

Willy ha detto...

123 prova di postaggio o come straminchia si chiama...

Antos sei incredibile, non conoscevo queste le tue nobili arti da romanziere.

La trama è davvero IN---TRIGANTE

Aspetto con trepidazione il seguito...

W.

PS: sto iniziando a capirci qualcosa del blog

L' Araldo di Via Castellana....................

..............e l'Almanacco di Padre Polonio