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giovedì 19 giugno 2008

La battaglia di Klagenfurt

In questi giorni la febbre degli europei di calcio ha raggiunto ovunque soglie elevatissime nel vecchio continente, una forma patologica che ha colpito anche questo blog ed il sottoscritto. L'occasione di far parte di questa enorme celebrazione a pochi km da casa si presenta forte e un calendario che presenta un Croazia-Polonia a Klagenfurt rinvigorisce anche un flemmatico Bradipo. Aaah la Polonia! Per me quasi una seconda casa.
Ed è così che lunedì parto alla volta della Carinzia assieme a due amici, per quella che sarà l'ultima partita dell'europeo che si giocherà qui. Il carozzone nelle prossime fasi andrà a trasferirsi a Basilea e Vienna, quindi questa è l'ultima opportunità per vedersi una partita senza macinare troppi chilometri.
Giungiamo a Klagenfurt alle 20, per le strade casino ma non troppo per essere l'europeo. Riusciamo a parcheggiare vicino all'università: secondo le indicazioni di un zelante poliziotto locale per raggiungere lo stadio solo 2 km a piedi. Nel sistema metrico decimale degli austriaci.
Prima di incamminarci verso la bolgia ha luogo l'investitura: indossiamo vecchie maglie della nazionale polacca e i copricapi biancorossi marchiati POLSKA stile vichingo, cimeli delle passate campagne in terra polacca.
Durante il LUNGO percorso che ci condurrà allo stadio incontriamo vari tifosi austriaci che speranzosi di vincere contro i cugini teutonici, inneggiano dei cori creando la classica atmosfera della festa della birra. Gli austriaci, infatti, hanno vari tendoni dove trasmettono la partita dell'Austria e (guarda caso) uno di questi è dislocato proprio vicino alla zona dove abbiamo parcheggiato.
Nei cartelli che si presentano lungo la strada le parole lasciano posto alle sigle numeriche: lo stadio è 5, i parcheggi bk4P1, per i cessi WC3bl2.
21432asd 2232 qw244fj3, quindi.
Dopo aver recitato il rosario più volte, rinnovandolo nelle forme (tirando in ballo anche Pamperada, sicuramente tifoso Krucco, per ulteriori chiarimenti sul nome chiedere a Stelvio), raggiungiamo gli ingressi dello sfavillante Klangenfurt-Worthersee. Da subito noto che i plotoni dei tifosi croati la fanno da padrone: sono ovunque. Credevo che le tifoserie avessero differenti ingressi. Niente di più falso. Ed i tifosi polacchi sono in netta inferiorità numerica rispetto agli slavonici. Le cose si mettono male. Nutriti gruppi di barbarici microcefali tendono ad irriderci, alcuni mimandoci una colossale sconfitta altri scimmiottando che l'europeo lo vinceranno loro. Incuranti rispondiamo con sorrisi smaliziati, il sorriso irridente intriso di quella superiorità di chi in bacheca ce l'ha qualche coppa. Il sorriso dei campioni del mondo.
Nel frattempo i bagarini fanno pressing e fluidificato lungo le fasce cercando di piazzare gli ultimi biglietti visto che la partita è iniziata da un paio di minuti.
Ed è qui che inizia il teatrino. Contrattazione dura, espressioni di sgomento, gesticolazioni convulse, incazzature, sdegno, falsi atteggiamenti rinunciatari. Alla fine riusciamo a spillare 3 biglietti a due bagarini per 40 € l'uno. E' quasi un miracolo, ma visto che la partita è già iniziata e la posta in palio scarsa non c'è da meravigliarsi del crollo dei prezzi.
I posti non sono vicini anzi sono dislocati in zone completamente diverse. Qui ci dividiamo dandoci appuntamento a fine partita ad uno degli ingressi.
Entro con perquisizione leggera (devo dire blanda per il genere di evento), e raggiungo il mio posto: stand blue entrance nord 1 level 1 block A14b row 18 seat 7. Semplice, no?
Quando finalmente raggiungo il mio posto, l'agghiaciante verità: i miei vicini non sono due slicchiere polacche bensì trovo Boris e Dragan. Uno per parte, due angeli custodi. Guardano malissimo il mio copricapo polacco e realizzo che -per stavolta dai, il cappello è meglio se lo metto in tasca..-
Dragan e Boris sono quelli della peggiore specie: grossi, tarchiati, brutti, alito putriscente tipo cane morto, modi di fare da galeotto e sono, naturalmente, straunti. Si dimenano continuamente, si diventono a sfottere gli avversari ad ogni occasione e fanno sfoggio del loro nutritissimo vocabolario di bestemmie e parolacce (quelle che conoscevo le ho sentite tutte). Per fortuna non tendono ad interagire col sottoscitto, ma mi tengono d'occhio, sembrano aspettare un pretesto per rompere i coglioni.
Purtoppo quel pretesto non arriverà mai: la partita è bruttina, la Polonia è fiacca e alla fine cade sotto i colpi degli avversari. Lo stadio è una figata: oltre ad essere tutto nuovo di zecca e strapulito offre un'atmosfera unica e suggestiva, sembra di essere parte di un corpo gigantesco multicolorato che si muove continuamente. Credetemi che le strutture dello stadio sembrano vive.
Pian piano riesco ad abituarmi agli angeli custodi e mi accorgo che nelle vicinanze ci sono anche alcuni compagni polacchi (con relativa ciccia) anche loro ben messi, quindi mi rassenero. Fininirebbe con un X. Inoltre ci sono steward e poliziotti ogni 10 metri quindi è improbabile che succeda qualcosa anche se i tifosi sono mischiati tra loro.
La partita si fa sempre più sonnolenta quindi la mia attenzione passa su altri particolari: la maschera di Beenhakker, il passo dell'oca di Bilic, il video wall dove ogni tanto passano alcune immagini di Austria-Germania. Il goal croato mi riporta all'inferno: i croati iniziano a dare il peggio di sè e non solo quelli nelle mie vicinanze. Un animale riesce a devastare una poltroncina dello stadio e gli appicca fuoco per poi gettarla in direzione del campo. Veramente un genio. E meno male che si erano già qualificati.
Una sempre più arrendevole Polonia diventa addirittura rinunciataria alla notizia del vantaggio tedesco. A partita finita le orde slave invadono le baracche attorno allo stadio e noi si decide che è meglio tagliare la corda verso lidi più tranquilli. Raggiungiamo il tendone degli austriaci visto in precedenza, pensando di trovare un ambiente depresso vista l'eliminazione. Invece è super baldoria stile Erasmus vecchi tempi: gente strafestante, tutti ballano ovunque con chiunque, ragazze che rotolano per terra da quanto sono ubriache. Gli austrici hanno metabolizzato istantaneamente l'eliminazione e festeggiano con croati,tedeschi e polacchi. Robe che in Italia te le sogni. Coinvolti dai fiumi di birra e dalle danze diamo commiato a tarda ora per far ritorno nella triste patria natia: adesso tocca a noi fare il miracolo.

Alè Bisteccone andiamo ad arrostire i galletti, alla faccia di quel gufo di Bartoletti.

5 commenti:

Quoz ha detto...

..e per fortuna che non hai detto a nessuno che eri italiano...

Quoz ha detto...

..e per fortuna che non hai detto a nessuno che eri di barbisano...

Quoz ha detto...

..e per fortuna che non hai detto a nessuno...

Quoz ha detto...

..e per fortuna che..

Quoz ha detto...

..e...

L' Araldo di Via Castellana....................

..............e l'Almanacco di Padre Polonio